Background: The study compared clinician-rated and patient-rated psychopathology and analysed their relationship with subjective quality of life (QoL) in a sample of patients with a wide range of psychiatric conditions attending a community-based mental health service. Methods: In the context of the South-Verona Outcome Project (SVOP), 139 patients were assessed for both clinician-rated and self-rated psychopathology (by using respectively the Brief Psychiatric Rating Scale and the revised version of the Symptom Checklist 90), and asked to report on their subjective quality of life (by using the Lancashire Quality of Life Profile). In order to explore the associations between psychopathology and subjective QoL bivariate and multivariate analyses were performed. Results: BPRS and SCL-90-R were poorly correlated, both in their total scores and in their various dimension scores. BPRS showed only a modest negative correlation with LQL, which, in contrast, was highly negatively correlated with SCL-90-R. Regression analyses showed that patient-rated psychopathology was the strongest predictor of subjective quality of life, with self-rated depressive symptoms and self-reported paranoid ideation having the highest predictive power. Conclusions: Self-reported psychological distress is more important than clinician-rated symptom severity in predicting subjective QoL. In order to improve QoL, psychiatric treatment should focus not only on simple reduction of symptoms but also on patients’ subjective psychological distress.
La complessità del dibattito sulla qualità della vita si riflette nelle definizioni proposte (Oliver el al., 1996); alcune sono ampie ma vaghe, tali da non specificare il contenuto del concetto e quindi da ostacolarne la misurazione: “La qualità della vita è un ampio concetto che comprende tutti gli aspetti dell'esistenza di un individuo” (Torrance, 1987); “Nell'epoca moderna qualità della vita significa salute e benesse re, idee ampiamente comprese ed accettate dalle persone” (Oliver, 1991). Alcune definizioni si focalizzano sugli indicatori oggettivi di benessere: “La qualità della vita consiste nell'ottenere le condizioni necessarie per la felicità in una data società” (McCall, 1975). Altri autori definiscono la qualità della vita come senso di benessere legato alla situazione contingente o ad una qualche combinazione di benessere soggettivo ed oggettivo: “La qualità della vita è uno stato di benessere che riflette le condizioni di vita, la soddisfazione e l'adattamento a queste condizioni di vita” (Franklin et al., 1986); “La qualità della vita è il senso di benessere sperimentato da una persona all'interno delle sue attuali condizioni di vita” (Lehman, 1983). La centralità dell'aspetto soggettivo si ritrova anche nella definizione che recentemente la WHO ha dato di “qualità della vita”: “…..è una percezione individuale della propria posizione nella vita all'interno del conteste della cultura e dei valori in cui si vive, in relazione ai propri scopi, aspettative, standard ed interessi” (WHOQOL Group, 1995).
La ricerca psichiatrica ha investito molte risorse per definire, in termini operazionali, i sintomi, le diagnosi, il funzionamento sociale dei pazienti. Ha invece sino ad ora sottovalutato una grande massa di informazioni utili per lo studio delle malattie e per la comprensione della persona affetta da disturbi psichici, informazioni che il paziente comunicherebbe facilmente o che sarebbero facilmente osservabili se solo si diventasse sensibili ad esse (Strauss, 1989). Spesso, poi, gli strumenti utilizzati per la quantificazione di questi fenomeni forniscono informazioni grossolane, che mancano di profondita, di dettaglio, di finezza, cioe di caratteristiche fondamentali per la comprensione dei fenomeni osservati. Per favorire nuove conoscenze e quindi necessario superare questi approcci rigidi e stereotipati, attraverso uno sforzo creativo che riguardi sia gli oggetti che i metodi di studio, senza che, per questo, venga meno il rigore scientifico (Ruggeri, 1996).
L'importanza della qualità della vita come parametro di valutazione dei servizi psichiatrici è ormai riconosciuta da una vasta letteratura (Lehman, 1995; Oliver et al., 1996; Barry & Zissi, 1997; Katschnig et al., 1997; de Girolamo et al., 1999). Ciò nonostante non vi è ancora completo accordo sulla sua definizione e misurazione, al punto che da parte di pressoché tutti i ricercatori che si sono cimentati nello studio della qualità della vita vengono rilevate non indifferenti difficoltà metodologiche. Si riscontra tuttavia un generale accordo su alcuni punti fondamentali, con un crescente riconoscimento della soggettività della qualità della vita. Il concetto di qualità della vita si è modificato, infatti, nel corso degli anni da una prospettiva puramente sociologica ed oggettiva di standard di vita ad una prospettiva psicosociale, nella quale è attribuita altrettanta importanza all'aspetto soggettivo di benessere e soddisfazione personale.
Lo studio della qualità della vita nei pazienti affetti da disturbi mentali risale ai primi anni '80 (Malm et al., 1981; Lehman et al., 1982; Lehman, 1983; Baker & Intagliata, 1982; Bigelow et al., 1982). Negli stessi lavori compare per la prima volta un tentativo di riflessione teorica sul concetto di qualità della vita in psichiatria: un elemento condiviso dagli autori che si sono occupati di qualità della vita in quel periodo è il superamento delle tradizionali misure legate alla malattia (sintomi, compromissione, disabilità) per includere nell'indagine l'esperienza che il paziente ha della propria condizione di vita; tuttavia, vi sono notevoli differenze tra i vari autori nella concettualizzazione del rapporto tra le condizioni obiettive di vita e la loro percezione soggettiva e circa i fattori che influenzano questa relazione. Descriveremo di seguito alcuni modelli di qualità della vita facendo riferimento alla recente opera di Katschnig et al. (1997).
Innumerevoli strumenti sono stati sviluppati con l'intento di fornire una misurazione della qualità della vita (vedi Gill & Feinstein, 1994, per una riflessione critica sui molti punti deboli degli strumenti più frequentemente utilizzati in medicina e Lehman, 1996, per la descrizione degli strumenti più frequentemente usati in ambito psichiatrico con persone con gravi disturbi mentali). In questa Monografia, citeremo solamente due fra gli strumenti a disposizione per misurare la qualità della vita: il WHO-Quality of Life ed il Lancashire Quality of Life Profile.Il WHO-Quality of Life (WHOQOL) è uno strumento messo a punto dalla World Health Organization, destinato a diventare uno dei punti di riferimento principali per la misurazione della qualità della vita. Esso è stato concepito al fine di poter essere utilizzato in culture ampiamente diverse fra loro; versioni adattate allo specifico contesto culturale sono attualmente in corso di sviluppo in molti centri in tutto il mondo (WHOQOL Group, 1995; 1998a). Questi centri sono stati innanzitutto coinvolti nel formulare una definizione consensuale del concetto di qualità della vita nelle diverse culture, e, successivamente, nel determinare, partendo dall'analisi di un numero molto elevato di possibili domande, la rilevanza degli ambiti indagati dal questionario nello specifico contesto culturale.
Lo studio che presentiamo si iscrive nell'attività di monitoraggio e valutazione del Servizio Psichiatrico Territoriale di Verona-Sud e fa parte di un più ampio studio in corso presso questo servizio, il Progetto Outcome.In relazione al dibattito in corso in letteratura, il presente studio ha i seguenti obiettivi: a)descrivere la qualità di vita dei pazienti psichiatrici in un contesto italiano, tenendo conto degli aspetti obiettivi, e, ancor più, degli aspetti soggettivi della qualità della vita;b)analizzare la relazione esistente fra le diverse dimensioni in cui viene misurata la qualità della vita;c)analizzare la correlazione esistente fra la qualità della vita ed altri parametri tradizionalmente utilizzati per valutare le condizioni di un paziente, quali le caratteristiche socio-demografiche, la diagnosi, la psicopatologia, la disabilità sociale, l'utilizzazione dei servizi psichiatrici e la soddisfazione degli utenti verso i servizi stessi.
The estimation of real-world pharmaceutical costs in a given setting is one of the crucial steps in pharma-coeconomic comparisons among drugs used in that setting. For the purpose of this estimation, information regarding available pharmaceutical forms, alongside price and market share, for every considered drug is needed. Furthermore, it's necessary to know, at least approximately, drug quantities averagely consumed in each episode, in the case of acute therapies, or on a daily basis in chronic therapies. This data is difficult to measure in non-experimental settings, and is generally approximated using the statistical average of the drug quantity prescribed by physicians for a given condition. This paper will briefly review definitions and appropriate uses of DDDs (defined daily dose), and PDDs (prescribed daily dose), and then illustrate the expressed concepts on the basis of a practical example constructed on the analysis of last available 12 months of solid oral antipsy-chotics prescribing data for the NHS-reimbursed treatment of schizophrenia in Italy. Utilità e limiti della valorizzazione economica delle misure di farmacoutilizzazione (DDD, PDD). Analisi di un anno di prescrizioni di antipsicotici atipici orali solidi in Italia Lorenzo Pradelli (1) Farmeconomia e percorsi terapeutici 2008; 9(4): 191-196 giornaliero medio di quel farmaco, per la patolo-gia esaminata. La DDD (Defined Daily Dose), a differenza della PDD, non è un valore statistico, ma una semplice unità di misura convenzionale stabilita ai fini della ricerca farmacoepidemio-logica, utile per confrontare la farmacoutiliz-zazione in popolazioni o periodi differenti. Ciò nonostante, il costo per DDD viene spesso uti-lizzato ai fini della valorizzazione economica comparativa di schemi terapeutici alternativi: tale procedimento, benché in assenza di alternative possa fornire qualche utile indicazione, non è sempre metodologicamente corretto e potrebbe portare a risultati inadeguati. Nel presente articolo, dopo un breve rie-pilogo delle definizioni e degli usi appropriati della DDD e della PDD, tali concetti verranno esemplificati mediante i dati relativi al consumo dei principali antipsicotici atipici orali solidi a carico del SSN, utilizzati nel trattamento del-la schizofrenia nel mercato italiano nel corso degli ultimi 12 mesi di rilevazione, disponibili al momento della stesura del presente articolo (novembre 2008). INTRODUZIONE Uno dei passi cruciali negli studi di farma-coeconomia consiste nella valutazione del co-sto dei farmaci tra loro confrontati nella pratica clinica in cui si ambienta l'analisi. A tal fine, è necessario, per ogni farmaco considerato, cono-scere le diverse formulazioni, i relativi prezzi e la ripartizione di vendita delle eventuali differenti formulazioni. Inoltre, è necessario conoscere, almeno approssimativamente, le quantità di farmaco mediamente consumate da ciascun pa-ziente nel corso di un ciclo di terapia, in caso di terapie acute, o nell'arco della giornata, in caso di terapie croniche. Questo valore, difficilme...
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