ResumIl complesso basilicale di S. Prassede, realizzato da Pasquale I (817-824) all'inizio del suo pontificato, conserva uno dei cicli affrescati più importante della città di Roma altomedievale, e che insieme all'architettura e ai mosaici di questa stessa basilica, concorrono a creare un monumento privilegiato per lo studio della produzione artistica di inizio IX secolo. In questa sede proponiamo un primo approccio allo studio di questi affreschi finora poco indagati e una revisione di quanto detto fino ad oggi su un altro complesso legato alla figura di Pasquale I, S. Cecilia in Trastevere, e più precisamente sulla decorazione del suo battistero. Questa ricerca fa parte di un progetto più ambizioso in cui si punta ad approfondire la Roma di Pasquale I in occasione del 12º centenario dell'insediamento del pontefice. AbstractThe basilical complex of S. Prassede, commissioned by Paschal I (817-824) at the beginning of his papacy, houses one of the most important frescoe cycles of early medieval Rome, which, together with the architecture and mosaics of this same basilica, turn it into a privileged monument for the study of the artistic production of the early ninth century. This paper proposes a first approach to these so far barely explored frescoes, and a state-of-the-art review of another complex linked to Paschal I, S. Cecilia in Trastevere, and more specifically of the decoration of its baptistery. This research is part of a more ambitious project aimed at deepening our understanding of Rome in times of Paschal I on the occasion of the 1200th anniversary of his elevation as pope. 1 Benché le riflessioni dalle quali nasce questo articolo siano il frutto condiviso dei tre autori, ognuno di noi è responsabile diretto di una parte. C. Mancho ha affrontato il tema: Gli affreschi di S. Prassede, status quaestionis e problemi da risolvere; V. Valentini ha realizzato la restituzione grafica ricostruttiva del transetto ovest di S. Prassede; G. Bordi è autrice di: Pasquale I e il battistero di S. Cecilia in Trastevere. Bordi, Mancho & Valentini Dipingere a Roma al tempo di Pasquale I 65 SVMMA 2017Senza alcun dubbio il complesso decorativo più completo del IX secolo conservatosi a Roma è quello di Santa Prassede. La basilica di Pasquale I (817-824), stando alle notizie del Liber Pontificalis, fu realizzata ex novo fra l'817 e l'819 in sostituzione di un vecchio titulus del quale, nonostante gli sforzi, non si è trovata traccia. 2 Lasciando da parte gli elementi mobili e concentrando il nostro sguardo sui rivestimenti murali, l'edificio conserva ancora in vista i mosaici dell'abside, dell'arco absidale, dell'arco trionfale e dell'intradosso della finestra nord della facciata, nonché l'intera cappella di S. Zenone, 3 così come una parte significativa -una quinta parte all'incircadegli affreschi del transetto ovest, una parte della decorazione della navata laterale ovest, e una parte dei pavimenti, reimpiegati nella zona presbiterale (Finocchio 2010). 4 Possiamo affermare quindi che S. Prassede sia una sorta di cartina ...
Research on Visual Computing and Cultural Heritage naturally requires the involvement of multidisciplinary teams comprising art historians and technical experts. Despite the vast literature on digital 3D models in support of Cultural Heritage, the field is so rich and diverse that specific projects often imply distinct, unique requirements which often challenge the computational technologies and suggest new research opportunities. In this paper we discuss the requirements and technical challenges within the EHEM project, an ongoing research program for the analysis, documentation, interpretation, restoration, and communication of medieval artistic heritage. We describe the three monuments that serve as test cases for the project, all of them with a rich history in terms of architecture and paintings. We discuss the art historians' view of how digital models can support their research, the expertise and technological solutions adopted so far, as well as the technical challenges in multiple areas spanning geometry and appearance acquisition, color analysis and restoration as well as the representation of the temporal transformation of the architecture and the paintings.
Nel 2017 e nel 2018 verranno pubblicati due nuovi volumi del progetto "La pittura medievale a Roma. 312-1431. Corpus e Atlante" ideato e curato da Maria Andaloro e Serena Romano 1 . È questa l'occasione per fare un bilancio del percorso compiuto dal 2006, anno di pubblicazione dei primi tre volumi, ad oggi. Il progetto, pensato nel 2000 e avviato nel 2004, si prefigge di rivelare il volto pittorico della città di Roma nel suo tratto di vita medievale 2 : dal 312, anno che segnò la vittoria di Costantino su Massenzio, alla morte di papa Martino V nel 1431. Dunque un arco temporale che ha inizio alla fine del mondo antico, con l'affermazione progressiva del Cristianesimo, e si conclude un millennio più tardi, dopo l'esilio avignonese e lo Scisma d'Occidente. Il progetto è nato dall'esigenza di fornire un nuovo strumento per la storia della pittura medievale a Roma, il cui quadro d'insieme nel 2004 era affidato (e in parte lo è ancora oggi), ai poderosi volumi di Josef Wilpert (1916) 3 , all'opera di Guglielmo Matthiae (1965Matthiae ( -1967 -aggiornata da Maria Andaloro (1986) e Francesco Gandolfo (1987) 4 -, a Walter Oakeshott per mosaici (1967) 5 e a Eclissi di Roma di Serena Romano (1992) 6 . Capisaldi per lo studio di questa materia, ma oggi strumenti non più sufficienti a fronte di un quadro storiografico mutato che sempre più si va caratterizzando per nuovi approcci problematici forniti principalmente dal dialogo interdisciplinare tra storia dell'arte, storia, architettura, archeologia, topografia, epigrafia 7 .Il progetto si muove su due binari: il Corpus e l'Atlante, che mirano attraverso la dimensione temporale, il primo, e quella spaziale, il secondo, a rendere "parlante" la pittura medievale romana, con modalità sempre più visive. Le connessioni tra queste due dimensioni saranno complete e biunivoche solo quando il progetto sarà portato a termine, ovvero quando tutti i volumi previsti saranno pubblicati 8 .Il Corpus è stato concepito dalle due curatrici come il luogo deputato allo sguardo analitico sulla pittura, alla sua collocazione su un asse storico e diacronico. Al suo interno sono schedati e studiati le pitture murali, i mosaici e le icone ancora esistenti negli edifici sacri della città. Ma sono anche recuperate le tracce che questo stesso patrimonio pittorico ha lasciato nella memoria storica, nel corso dei secoli, attraverso acquerelli, disegni, copie, antiche fotografie, descrizioni, documenti questi che contribuiscono a integrare la nostra conoscenza della pittura medievale a Roma, anche nel caso in cui l'opera sia andata perduta o si presenti oggi compromessa dal passaggio del tempo o da interventi di restauro. Ogni singola scheda è corredata della descrizione e della trascrizione delle iscrizioni presenti o attestate sul manufatto. L'edizione dei testi epigrafici è curata per i volumi I-III da UDC: 7.021.32(37)"02/13" G. Bordi* Preliminary communication Università degli Studi Roma Tre Manuscript
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