La scelta della terapia nella sclerosi multipla (SM) è guidata da un attento bilancio tra l'efficacia del trattamento nel prevenire le ricadute, la disabilità, l'attività neuroradiologica e l'atrofia, e il peso della terapia stessa in termini di sicurezza, tollerabilità e monitoraggio. Negli ultimi venti anni, grazie ai progressi della ricerca clinica e di base, si è assistito all'introduzione di numerosi nuovi farmaci, ciascuno con uno specifico profilo rischio-beneficio. Mentre per il glatiramer acetato (GA) e gli interferoni beta (IFNβ), utilizzati nella SM da quasi venti anni, possiamo parlare di sicurezza a lungo termine, per i farmaci di più recente approvazione non tutti i rischi potenziali sono ancora noti. La finalità di questo capitolo è proprio quella di riassumere per ogni farmaco approvato i potenziali eventi avversi (EA), il monitoraggio per individuarli, la loro gestione e quando sia necessario interrompere la terapia (tp) in atto. Iniziamo ad analizzare i farmaci in ordine di immissione in commercio (Tabella 1). Come osservazione generale va ricordato che, prima di iniziare qualsiasi trattamento, è opportuno eseguire esami ematochimici (EE) di base: emocromo, funzionalità renale, epatica e tiroidea in modo tale che nei controlli successivi eventuali alterazioni degli stessi siano più facilmente correlabili al farmaco intrapreso.
Terapie sottocutanee (sc)Sono rappresentate da IFN e GA, farmaci immunomodulanti [1] che condividono la via di somministrazione sc. In relazione a tale modalità di somministrazione vi possono essere reazioni a livello del sito di iniezione che variano da eritema localizzato a rara necrosi cutanea [2][3][4]. Una corretta tecnica di iniezione e la rotazione del sito di iniezione sono fondamentali per ridurre questi effetti. Inoltre, la terapia con GA a lungo termine può causare lipoatrofia a livello dei siti di iniezione [4].