In this article I have attempted to use Umberto Eco’s semiotics of the text in order to analyze the famous “parable of the banquet,” which has come down to us in three versions from the gospels of Luke (14,15–24), Matthew (22,1–14) and Thomas (logion 64). In particular I have tried to consider (i) the socio-cultural context, or in other words the Sitz im Leben of the community within which the parable was written; (ii) the narrative structure of the parable, with the narrative nodes that stimulate the reader to cooperate in the work of interpretation and to draw inferences; (iii) the way in which the Model Author is portrayed in the text; (iv) the kind of Model Reader who is prefigured in the parable. The analysis has shown how in the parable of the banquet, the original level (deriving directly from the preaching of Jesus) characterized by a salvationist and social slant is always overlaid with another level that is hortatory, pedagogical or ecclesiological, and which takes on different connotations according to the different contexts. Generally the Evangelists are suggesting to their communities that they make changes in their behavior ranging from renunciation of wealth to the resetting of social ties, from a stance of constant vigilance to the practice of an active faith, from healthy detachment from worldly frivolity to a rigorous asceticism. Thus the editorial layers reveal differing narrative nodes in function of particular interpretative responses, different Model Authors and different Model Readers.
In this article, I attempt to set out and discuss the main trajectories of Umberto Eco’s thinking on the media and mass communication, based on a review of the author’s writings on these subjects. What emerges from the study is Eco’s attention to the public and to forms of reception; his attention to the relationship between media communication and reality, which involves investigating the concept of “truth” in an area such as that of mass communication; his cross-media view of information, seen from a pluralistic and polyphonic viewpoint; the ethical tension that is always present in Eco’s work; his unfailing propensity for teaching. What emerges above all is the way in which the theoretical and practical tools used by Eco were developed in the context of reflections on the media and mass communication: an indication that alongside its “philosophical vocation,” Eco’s semiotics was always characterized also by an essential “empirical vocation.”
Culture della persona: itinerari di ricerca tra semiotica, filosofia e scienze umane VII Quella della nozione di «persona» è una lunga storia, frutto di una serie di stratificazioni di senso e di slittamenti concettuali, talvolta a prima vista impercettibili, che hanno contribuito a ricollocarne il significato in relazione ad altre importanti nozioni, come quelle di relazione, soggetto o identità. Segno evidente di questa storia di sedimentazioni semantiche è la gran varietà di discorsi e di ambiti in cui la nozione di persona gioca un ruolo importante, all'interno della società contemporanea. Dall'etica al diritto, dalla filosofia alla teologia, dall'antropologia alla letteratura, all'arte, alla politica, non vi è ambito della vita umana in cui sembriamo disposti a rinunciare a questo concetto. Tuttavia, la diffusione del termine non può, in questo caso, essere intesa come segno di un accordo circa il suo significato, anzi: attorno al concetto di "persona" si consumano oggi (per esempio in ambito etico e, specialmente, bioetico) alcuni tra i conflitti intellettuali e culturali più importanti del nostro tempo e, forse, anche alcuni tra i più complessi da decifrare. Infatti, la definizione di che cosa significhi "persona", la questione di quale sia il valore da attribuire alla persona, nonché quella di chi debba essere considerato persona, sono domande Persona: significati e culture Gabriele Vissio Gabriele Vissio VIII che innervano non solo il dibattito intellettuale, ma anche i discorsi che animano la sfera pubblica. La persona: concetto cosmico e posizione di valorePer meglio chiarire il significato e le ragioni di tale pervasività ci pare di una qualche utilità fare riferimento a una distinzione tratta dal lessico kantiano. Nella Kritik der reinen Vernunft, infatti, al terzo capitolo della Dottrina trascendentale del metodo, dove trova esposizione l'Architettonica della ragion pura, Kant introduce la nozione di «concetto cosmico», che contrappone a quella di «concetto scolastico» (KrV A 840; B868; p. 628) 1 . Se il concetto scolastico è da intendersi come quello di «un sistema della conoscenza, che è cercata soltanto come scienza, facendo astrazione da qualsiasi scopo che non sia quello dell'unità sistematica del sapere, quindi della perfezione logica della conoscenza» (ibid.), il concetto cosmico è invece «il concetto concernente ciò che interessa necessariamente ognuno» (ibid.), il cui fine è «l'intera destinazione dell'uomo, e la filosofia che lo tratta si chiama morale» (ibid.). La nozione di "persona", potremmo dire allora, appare come un concetto cosmico, nella misura in cui, se da un lato svolge oggi un ruolo chiave nell'elaborazione di un corpus di teorie e di costruzioni concettuali all'interno dell'enciclopedia contemporanea, dall'altro non manca di richiamare questioni di valore, che impegnano sia sul piano etico e morale, sia su quello politico.Per rendersi conto di quanto tale concetto sia al centro di complesse questioni morali e politiche, è sufficiente osservare come esso sia venuto a trovarsi ...
Nel 1972 Roland Barthes pubblica una breve analisi del testo di Genesi 32 chiamato tradizionalmente Lotta di Giacobbe con l'Angelo. Siamo nel periodo in cui si testano i primi strumenti dell'analisi strutturale e Barthes utilizza anche il modello attanziale di Greimas. L'episodio della lotta di Giacobbe è interessante anche perché il patriarca lotta contro un Dio che cela la sua identità, si nasconde sotto le sembianze di un uomo, o di un angelo. A partire da questo spunto, in questo saggio ho provato a continuare idealmente l'analisi di Barthes esaminando il libro di Ester, tutto costruito attorno all'idea di occultamento dell'identità: Dio non compare mai, ma governa le trame del mondo; Ester si nasconde con sapiente accortezza, così come il suo tutore Mordekhài, e insieme sconfiggono gli avversari che vorrebbero annientare i giudei che vivono nel regno di Ahashveròsh. L'identità nascosta e poi svelata con sapienza strategica sembra-nei testi biblici-una prerogativa dei vincenti.
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