This article aims to clarify the medical notion of καιρός as it is employed by Plato in the Phaedrus and to show the specificity of Plato’s use of medical analogy. The analysis compares the uses of καιρός in Phaedrus 268a–c and in Protagoras 313a–314b with the definition of καιρός given in De locis in homine 44.
This paper investigates the interactions between some medical conceptions as we find them in the texts of the Hippocratic Corpus and the Platonic dialogues. Through the analysis of some terms and concepts common to ancient medicine and Platonic dialogues, this paper attempts to shed new light on the semantic affinities of such concepts as homologia, dialegesthai, syngignesthai and syngenes in the Platonic and the medical texts, and tries to explain these affinities in terms of processual structures underlying these texts. For the analysis of these texts shows that, both in Plato and in the Hippocratic texts, these terms are semantically strictly connected and give rise to conceptual structures that explain health and disease (in the body, in the soul as well as in the dialogue) as presence or absence of homologia and syngeneia. Introduzione Medicina soror philosophiae… Non esiste citazione migliore di questa sententia di Tertulliano (De anima, 2) per introdurre e, nello stesso tempo, cogliere il senso profondo del vincolo che, nella cultura greco-romana, lega il sapere e la pratica del medico all'indagine speculativa e alla prassi esistenziale del filosofo. Al concetto galenico di 'medico colto', iatros * Lo Presti e Marino sono co-autori del paragrafo introduttivo. Il paragrafo 1 è di R. Lo Presti; il paragrafo è di S. Marino. Una precedente versione di questo testo è stata presentata dai due autori in occasione di un seminario di dottorato tenutosi nel maggio 2010 presso il dipartimento di Filosofia 'A. Aliotta' dell'Università di Napoli 'Federico II'. Gli autori esprimono la loro viva riconoscenza al prof. Giuseppe Antonio Di Marco, coordinatore del dottorato in filosofia della 'Federico II', per aver reso il seminario possibile, e a tutti i partecipanti al seminario, per aver animato il dibattito con osservazioni puntuali e stimolanti. Un sentito ringraziamento va a tutti coloro che hanno contribuito all'elaborazione del testo finale, leggendone e commentandone parti o versioni provvisorie:
Il presente articolo vuole analizzare il senso del termine παρρησία e del verbo derivato παρρησιάζεσθαι nel Lachete di Platone. Lo scopo dell’indagine è quello di considerare il termine e il verbo nella loro relazione semantica con gli altri termini e gli altri concetti che a essi si affiancano nel testo e di mostrare il senso che, nella particolare situazione dialogica di questo testo, questo concetto assume. Al fine di procedere con l’indagine, abbiamo metodologicamente analizzato la semantica di altri termini, come γελοῖον e ἀνακοινόω-ἀνακοινοῦσθαι, che, individuati in altri contesti platonici, sono stati discussi per individuare il senso precipuo della παρρησία nel Lachete. L’analisi dei testi e dei contesti che abbiamo condotto ha mostrato che la παρρησία, perlomeno nel Lachete, individua lo spazio del dialogo come spazio di una comunità dialogica. La παρρησία all’opera in questo dialogo mostra la necessità, per gli interlocutori che vogliano “veramente” discutere, di armonizzare i discorsi alla vita, nel pieno spirito della sentenza socratica dell’Apologia, per cui una vita non esaminata non vale la pena d’esser vissuta.
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