INTRODUCTION:True to the concept of Tissue Sparing Surgery, we invented this new surgical technique to reach the coxo-femoral joint by starting at the inguinal-medial region. METHODS: We performed total hip arthroplasty on 50 patients suffering from hip arthritis, and hemiarthroplasty with bipolar prostheses implants on 15 cases on medial fractures of femoral neck. RESULTS: In our case study, operation time and blood loss were lower, there were no complications, and recovery time was incredibly fast. DISCUSSION: We have invented a surgical process that allows for a safe, easy and fast replacement of the hip, and that spares the hip stabilizer muscles completely. Throughout the operation, the surgeon can view the acetabulum from the front, a view that is preferable to the one available with known techniques. There is no need for special equipment or special operating tables, and surgeons don't face a steep learning curve when first introduced to the procedure. Since risks of dislocation are non-existent, the patient is allowed to lie in bed in any position. The procedure is preferable aesthetically, since any scarring is hidden from view in the inguinal folds of skin. Patients can resume walking immediately, using 2 Canadian crutches only for a few days. CONCLUSION: The authors think that, thanks to its low costs and ease of performance and replication, this technique offers nothing but advantages for the patient. Easier rehabilitation is another positive aspect. The procedure can be considered a valid alternative to other common surgical approaches.
IntroduzioneLa mobilizzazione asettica delle componenti acetabolari rappresenta, ancora oggi, la principale causa di fallimento nella chirurgia protesica di anca [1,2]. La scelta della tecnica da adottare per colmare i difetti ossei presenti e, nello stesso tempo, in grado di offrire garanzie di stabilità meccanica all'impianto è in relazione alla sede e all'estensione del deficit presente. Il trattamento dei difetti contenuti con l'uso di osso morcellizzato, associato a componenti cementate e non cementate primarie, ha avuto percentuali di successo del 90% a 10 anni di follow-up [3,4]. Il trattamento ottimale dei difetti più estesi e incontinenti, invece, rimane ancora oggi controverso. La classificazione dell'American Academy Orthopaedic Surgeons Commitee distingue 5 tipi di difetti ossei: tipo 1, segmentario; tipo 2, cavitario; tipo 3, associazione di difetto cavitario e segmentario; tipo 4, disgiunzione pelvica e tipo 5, in cui è presente una fusione dell'anca [5]. I piccoli difetti segmentari, se periferici, possono essere ignorati adottando componenti primarie. I difetti cavitari devono essere riempiti con innesti ossei morcellizzati. Difetti mediamente estesi necessitano di una ricostruzione con innesti combinati con l'uso di componenti primarie cementate, e utilizzando viti come mezzi di fissazione aggiuntivi. Diversi Autori riportano con questa metodica percentuali di sopravvivenza superiori al 90% a 10 anni di follow-up [6-8]. Ma, se il difetto è più severo o combinato, il rischio di percentuali elevate di fallimenti aumenta significativamente se si utilizzano componenti primarie, soprattutto quando queste sono impiantate in un acetabolo non più continente che necessita di un'ampia ricostruzione con innesti ossei. Infatti l'integrazione degli innesti dipende in primo luogo dalla stabilità della componente impiantata, ma anche dalla quantità di superficie della stessa a contatto con l'osso ospite. Se questa è inferiore al 50% l'uso di componenti primarie è controindicato e devono essere adottate tecniche alternative [9]. Queste possono prevedere l'uso di innesti, più o meno estesi a LO SCALPELLO (2009) 23:78-83 Aseptic loosening remains the leading cause of failure after total hip replacement. Extensive bone loss and acetabular bone stock deficiency are frequently encountered. The mechanically stable environment that is a prerequisite for successful graft incorporation cannot be achieved with routine acetabular fixation techniques alone. A reconstruction ring that is secured to the surrounding pelvis provides a more rigid construct. The results with the use of these devices are encouraging but only at relatively short and mid-term.
Siamo onorati di presentare questo fascicolo de Lo Scalpello, frutto della collaborazione tra ALOTO e OTODI TOSCA-NA. Il tema scelto, le lussazioni traumatiche "pure", abbraccia con un denominatore comune tutte le articolazioni ed è stato argomento di interesse fin dall'antichità. Ippocrate (469-356 a.C.) le descrisse dettagliatamente, specificando metodi di riduzione che sono rimasti validi nei secoli. La diagnosi differenziale con le fratture-lussazioni avverrà con precisione solo alla fine del XVIII secolo con la scoperta della radioattività, che ha determinato lo sviluppo della radiologia tradizionale. Un grande contributo è stato quello degli anatomisti, sia dell'antichità ma, soprattutto, dal XIII secolo fino al Rinascimento che, con lo studio sempre più scientifico della morfologia delle articolazioni, hanno svelato e indicato la via per il giusto inquadramento anatomopatologico e terapeutico delle lussazioni. Oggi, grazie alla storia della medicina, alla radiologia tradizionale e alle moderne tecniche di diagnostica per immagini, forse siamo giunti alla conoscenza perfetta delle metodiche di trattamento, arricchite dalle tecniche artroscopiche. I capitoli di questo fascicolo approfondiscono solo le dislocazioni articolari traumatiche cosiddette "pure", augurandoci che sia solo l'inizio per una serie di approfondimenti anche delle altre cause di lussazioni: congenite, degenerative, infiammatorie e infettive. Il termine "lussazione" deriva dal latino luxus e dalla sua forma tardiva luxatio; nell'antica Grecia è citato come "έξάρθρωσ ις ". Questo evento traumatico, a volte drammatico per chi lo subisce, arriva nei nostri Pronto Soccorso in codice giallo, necessita di una diagnosi corretta e completa per procedere a un trattamento in urgenza, che deve essere eseguito in anestesia per evitare inopportune resistenze e consentire la riduzione con manovre caute, atraumatiche ed efficienti. Solo in seguito, se necessario, si procede alla fase chirurgica specifica per ogni distretto. Una diagnosi tardiva o un trattamento non corretto sono causa di importanti complicanze articolari e periarticolari, nonché di gravi limitazioni funzionali dell'articolazione interessata. Ci auguriamo che quest'opera sia di aiuto per i nostri giovani specialisti e per tutti i colleghi che vogliono un rapido approccio alla materia per un giusto algoritmo terapeutico. Ringraziamo OTODI e i direttori scientifici per averci affidato questa monografia.
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