Caso clinico. Uomo di 46 anni, nazionalità eritrea, da alcune settimane in Italia si presenta in ospedale con algie addominali diffuse, alvo irregolare, vomito alimentare ed iperpiressia persistente (39.0 °C). L'esame obiettivo evidenzia dolore alla palpazione profonda, soprattutto alla fossa iliaca destra. Indagini. Diagnostica per immagini: presenza di multipli livelli idroaerei digiuno-ileali e lieve splenomegalia. Diagnostica di laboratorio: anemia (Hb 10,7 g/dL) con anisocitosi, leucopenia (WBC 2.670 /uL), eosinofilia (9,3%), ematuria e proteinuria (30 mg/dl), VES 1h 78 mm. Esame parassitologico delle feci (a fresco): numerose larve rabditoidi tipiche di Strongyloides stercoralis (bocca brevissima, esofago rabditoide, abbozzo genitale, apertura cloacale) e uova di Schistosoma mansoni. Diagnosi clinica: ileo paralitico da iniziale iperinfestazione da S. stercoralis e successiva infestazione da S. mansoni. Conclusioni. Il quadro parassitologico osservato è indicativo di una nuova epidemiologia infettivologica legata alla attuale realtà di nuove etnie presenti nel territorio. Tale situazione richiede che il clinico ed il microbiologo siano pronti al nuovo impatto. Strongyloides stercoralis (Ss) è un piccolo nematode capace di provocare un'infestazione cronica intestinale, la strongiloidiasi, solitamente silente, ma che, in situazioni di immunodepressione dell'ospite, può essere causa di forme morbose gravi ed anche letali. Descriviamo un caso di strongiloidiasi pervenuto alla nostra osservazione nel giugno 2003. Si è trattato di un soggetto di sesso maschile di 71 anni, nato e residente a Pescara, pensionato, ex artigiano, il quale non era mai stato in zone endemiche per la strongiloidiasi. Da alcuni anni egli era affetto da porpora trombocitopenica idiopatica (morbo di Werlhof) e, per tale motivo, era controllato periodicamente presso gli ambulatori del Dipartimento di Ematologia del nosocomio pescarese. Un aggravamento del quadro clinico (gengivorragia, epistassi, piastrine=27.000/mmc) associato alla presenza di auto-anticorpi anti-cardiolipina, consigliarono l'effettuazione di cicli di terapia con corticosteroidi. In seguito a questa terapia si notò il miglioramento del quadro sintomatologico ma parallelamente la comparsa di un'ipereosinofilia periferica che indusse gli ematologici a richiedere un esame parassitologico delle feci. All'esame parassitologico diretto furono osservate larve rabditoidi di Ss. Fu quindi intrapresa una terapia anti-elmintica con Albendazolo. I controlli parassitologici successivi, eseguiti mediante osservazione diretta e dopo concentrazione fecale e mediante coltura su Agar per Ss secondo Arakaki, non hanno evidenziato la presenza si larve di Ss. Gli esami emocromocitometrici parallelamente effettuati non hanno più evidenziato ipereosinofilia. Ss è endemico nelle regioni tropicali e subtropicali, mentre in Italia presenta delle nicchie di endemia in zone umide della Val Padana (province di Pavia, Lodi, Brescia, Rovigo) ed in alcuni centri del lago Trasimeno e della valle del Tever...