RIASSUNTO:Viene esaminato un luogo testuale della Harmonice mundi (III i) in cui Keplero espone la dottrina di contenuto teologico e astrologico del tredicesimo dialogo del Corpus Hermeticum collegandola alla dottrina pitagorica della Tetrade, evidenziandone le affinità convergenti in una concezione della numerologia che risulta essere per Keplero lo strumento più idoneo per la speculazione teologica; a conferma di questo, viene proposta la dottrina procliana degli enti matematici presenti nella mente divina e nella costituzione del cosmo come struttura latente dell'intera realtà, manifestando la concezione di una teologia matematica concepita come strumento conoscitivo che funge da tramite fra l'armonia cosmica e la stessa natura divina attraverso gli archetipi matematici conoscibili e utilizzabili dalla mente umana.PAROLE CHIAVE: Rinascimento. Ermetismo. Pitagorismo. Keplero. Proclo.Nell'introdurre l'argomento del terzo libro della Harmonice mundi, dedicato all'esposizione delle relazioni e proporzioni armoniche destinate a dilatarsi fino a coinvolgere, al di là del piano percettivo, l'intera struttura cosmica, Keplero dedica un'ampia digressione, presentata come necessario prodromo all'indagine sulle armoniche corrispondenze del Tutto, alla tetractys pitagorica ed alle sue criptiche implicazioni, non solo di natura numerica ma pure di contenuto teologico. 2 Nell' excerptum procliano tratto dal Commento al primo libro degli Elementi di Euclide, con cui Keplero nel frontespizio del terzo libro sigilla l'aditus alle celesti ed armoniche rivelazioni in esso contenute ed esposte, lo scolarca sottolinea il ruolo propedeutico che la matematica svolge nei confronti della teologia, con un ben preciso indirizzo platonico-pitagorico, nonostante la diversa utilizzazione che ne viene fatta, l'una essoterica (Platone) e l'altra
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