Tourism in Ghana

A look at the consumption behaviours along Ghana’s Slave Routes

“…In this case, the study does not systematically focus on a general level of interest in slavery heritage tourism. Bruner (1996) suggests that African-Americans come to Ghana to seek their ancestry and to experience one of the very sites from which their ancestors were cruelly maltreated before they began the torturous journey to the New World; similar arguments have been advanced by Kemp (2000), Richards (2002), and Mowatt and Chancellor (2011). This theme of a growing demand and interest in slavery heritage tourism among African-Americans is repeated almost as a mantra in a series of consultancy reports and academic literature to the extent that Boakye and Dei (2007) suggested that Ghana's Slave Routes be presented as pilgrimage sites because of the soul-connection attached to them.…”

I luoghi della tratta degli schiavi in Africa tra memoria, identità e turismo

“…La questione si complica quando lo spazio turistico in questione è anche uno spazio della memoria che, come già menzionato, subisce un processo di sacralizzazione che porta molti turisti a percepirlo quale un museo o luogo spirituale, mentre per i redenti esso è a tutti gli effetti lo spazio della quotidianità. Come evidenziano Bruner [1996], MacGonagle [2006] e Mowatt insieme a Chancellor [2011] per i forti del Ghana, di cui Elmina e Cape Coast Castle sono solo i più noti, questa differente percezione può portare a scontento e a veri e propri conflitti sull'uso del territorio, in cui i contendenti sono da un lato le associazioni di Afroamericani e dall'altro i locali. Mentre i primi vorrebbero cristallizzare questi luoghi in un tempo mitico e sacro, quello della tratta, per i secondi, che hanno continuato a usare i forti per le loro attività, storicizzandoli e creando un loro divenire associato a finalità che si sono modificate nel corso del tempo -facendone prigioni, hotel, mercati, sale da ballo -, non solo il congelamento spazio-temporale attribuito loro dal culto della memoria dai Neri della diaspora è privo di senso, ma è anche di impedimento per l'espletamento delle proprie attività quotidiane.…”

Real (or) Staged? Authenticity and Cultural Portrayal in Indigenous Tourism

“…Indeed, in some cases, indigenous tourism presentations and performances have been blamed for upsetting the natural equilibrium of destination cultures, exaggerating certain elements of ordinary life and silencing others [29,30]. Consequently, the authenticity of cultural tourism comes into question as touristic activities become associated with economic and social power, with tourists and local people's cultural identity, expectations and experiences becoming intertwined in complex relationships that blur boundaries and autonomy [31].…”