concorrano fattori esterni, quali lo stress, altre malattie ed una varietà di condizioni dolorose croniche diverse in alcuni (ma non in tutti) i pazienti. La patogenesi riconoscerebbe, invece, alterazioni a carico di numerosi neurotrasmettitori e del sistema neuro-endocrino: le modificazioni che si pensa abbiano un maggior ruolo nell'insorgenza della malattia riguardano la riduzione dei livelli di amine biogene, un'aumentata concentrazione di neurotrasmettitori eccitatori (tra cui la sostanza P) ed una disregolazione dell'asse ipotalamo-ipofisisurrene (4-8). La sensibilizzazione neuronale in diverse aree del sistema nervoso centrale (SNC) rappresenta, ultimamente, l'ipotesi patogenetica maggiormente accreditata. Si pensa che l'insor genza e la cronicizzazione della malattia siano dovute all'interazione tra un'aberrazione dei meccanismi fisiologici alla base della nocicezione e molteplici fattori psicologici ed ambientali. La diagnosi di FM comporta, in primo luogo, l'esclu sione di qualsiasi altra causa di dolore articolare e muscolare. Si tratta di una sindrome complessa che comporta limitazioni funzionali significative, peggioramento della qualità della vita e costi sociali considerevoli; il trattamento appropriato, tuttavia, sembra ri-INTRODUZIONE L a fibromialgia (FM) rappresenta una condizione clinica di frequente riscontro nella pratica clinica caratterizzata da dolore muscoloscheletrico diffuso (1, 2). La sua prevalenza nella popolazione generale è stimata tra l'1-3% con una maggiore incidenza nel sesso femminile. I criteri classificativi dell'American College of Rheumatology (ACR) prevedono, per porre diagnosi, la presenza di dolore muscoloscheletrico diffuso e la positività di almeno 11/18 tender points (TPs) (3). Oltre al dolore muscoloscheletrico i pazienti fibromialgici lamentano, quasi invariabilmente, numerosi altri sintomi quali affaticamento, disturbi del sonno, sindrome da colon irritabile, cefalea ed alterazioni del tono dell'umore (1). L'eziologia della FM non è ancora stata completamente chiarita, ma si pensa che alla sua origine Reumatismo, 2007; 59(4)