Il trattamento della sclerosi multipla (SM) ha subito in questi ultimi anni importanti cambiamenti riguardanti i farmaci modificanti il decorso naturale della malattia (disease modifying drug, DMD). Il numero delle opzioni terapeutiche è infatti notevolmente aumentato nell'ultimo decennio, con significative novità riguardanti sia i meccanismi d'azione che le modalità di somministrazione [1,2]. Di recente approvazione fra i farmaci di prima linea sono due nuovi farmaci orali, teriflunomide [3] e dimetilfumarato [4], i quali si aggiungono ai noti farmaci iniettivi (interferone beta-1a, beta-1b e glatiramer acetato) di comprovata efficacia e sicurezza [5]. È stato inoltre più recentemente approvato alemtuzumab [6], anticorpo monoclonale umanizzato che trova indicazione per il trattamento di pazienti con forme più aggressive di malattia, e che si aggiunge a fingolimod, natalizumab e mitoxantrone che fino a oggi hanno rappresentato lo scenario farmacologico per i pazienti non-responders alle terapie di prima linea [7,8]. Nel corso degli anni il trattamento della SM si è avvalso anche di farmaci immunosoppressivi tuttora non approvati per questa indicazione e usati off-label, per i quali sono comunque disponibili dati di efficacia e sicurezza ricavati dal loro uso nella pratica clinica quotidiana, fra questi azatioprina, metotrexato, ciclofosfamide [9][10][11]. Più infrequente è il ricorso al trapianto di cellule staminali ematopoietiche (HSCT) [12], usato soprattutto in passato come terapia di salvataggio (rescue therapy) per pazienti con decorso di malattia rapidamente evolutivo e non-responders alle altre opzioni terapeutiche di prima e seconda linea. Contemporaneamente, la disponibilità dei nuovi farmaci ha aumentato significativamente la complessità