Sources of C and N contributing to the flush in mineralization upon freeze–thaw cycles in soils

Herrmann, Anke M.; Witter, Ernst

doi:10.1016/s0038-0717(02)00121-9

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101

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“…Soils were pre-incubated for 14 days at 12.5 °C to allow the microbial respiration flush from fresh organic matter 130 released due to sampling and freezing procedure to subside (Herrmann and Witter 2002). This temperature 131 corresponded to the mean air temperatures at the long-term field experimental sites during the vegetation period 132 (May-September).…”

Section: Incubation Experiments 129mentioning

confidence: 99%

Differences in substrate use efficiency: impacts of microbial community composition, land use management, and substrate complexity

et al. 2016

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Section: Incubation Experiments 129mentioning

confidence: 99%

Differences in substrate use efficiency: impacts of microbial community composition, land use management, and substrate complexity

et al. 2016

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“…In questi casi l'incremento della concentrazione di azoto inorganico nel suolo è spiegato da una riduzione dell'assorbimento radicale, danneggiato comunque dall'azione del gelo ) e dall'esposizione di superfici di scambio prima non disponibili, con il rilascio di forme di azoto organico di origine non microbica, successivamente mineralizzate (Hermann e Witter, 2002).…”

Section: La Neve E Il Ciclo Degli Elementi Nutritivi Del Suolounclassified

Influence of snow cover distribution on soil temperature and nutrient dynamics in alpine pedoenvironments

Zanini¹,

Freppaz²

2010

Ital J Agronomy

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RiassuntoNegli ambienti agro-forestali alpini la neve permane al suolo dai sei agli otto mesi all'anno in relazione alla quota ed alla esposizione. L'acqua è quindi immobilizzata allo stato solido per la maggior parte del periodo invernale e rilasciata al suolo in un breve periodo di tempo nel corso del disgelo primaverile. In questi ambienti il regime delle precipitazioni nevose esercita un ruolo fondamentale nel condizionare la temperatura e la dinamica degli elementi nutritivi del suolo, ed in particolare dell'azoto, con significative conseguenze sulla nutrizione vegetale. Il riposo vegetativo, le basse temperature e la diffusa copertura nevosa suggeriscono infatti che l'attività biologica del suolo sia concentrata soltanto durante la stagione estiva. In realtà i suoli ricoperti da un consistente manto nevoso sono isolati dalla temperatura dell'aria e possono non gelare nel corso dell'inverno. Un manto nevoso di sufficiente spessore, infatti, accumulatosi presto nella stagione invernale, è in grado di isolare il suolo dall'ambiente circostante mantenendo la temperatura prossima agli 0 °C nel corso della stagione invernale. L'innalzamento del limite delle nevicate e la riduzione della permanenza della neve al suolo in seguito al riscaldamento globale (IPCC, 1996(IPCC, , 2001) può però determinare una riduzione dell'effetto isolante del manto nevoso, esponendo i suoli del piano montano superiore a temperature più basse e ad una maggiore frequenza di cicli gelo/disgelo che possono alterare la dinamica della sostanza organica e la disponibilità di nutrienti nel suolo. Tali stress termici possono determinare la lisi delle cellule microbiche ed il conseguente incremento della mineralizzazione dell'azoto e del carbonio ad opera dei microrganismi sopravvissuti. È inoltre emerso come l'azione dei cicli gelo/disgelo possa determinare l'esposizione di superfici di scambio prima non disponibili, con il rilascio ad esempio di forme di azoto organico di origine non microbica, successivamente mineralizzate. La ridotta o assente attività di immobilizzazione microbica può concorrere a determinare l'accumulo di notevoli quantità di azoto inorganico nel suolo, potenzialmente lisciviabile nel corso del disgelo primaverile, quando le piante non hanno ancora ripreso l'attività vegetativa. La riduzione delle precipitazioni nevose negli ambienti agro-forestali alpini può quindi avere un significativo effetto sul regime termico dei suoli e conseguentemente sul ciclo degli elementi nutritivi. Le ricadute ambientali non possono che essere valutate nel tempo, attraverso studi mirati, in grado di evidenziare gli effetti indiretti del cambiamento climatico in atto sulle caratteristiche dei pedoambienti alpini.

show abstract

“…This variation in results from may to some extent originate from differences in freezing responses among soil and vegetation types (Lipson & Monson 1998), but it also appears that variation in FTC treatments among studies has been an important factor, with studies featuring the most severe freezing treatments typically demonstrating the most extreme results (Henry 2007). While efforts can be made to ensure that the freezing rate and intensity are realistic in soil freezing experiments (Herrmann & Witter 2002, Ferrick & Gatto 2005, the selection of realistic FTC scenarios becomes challenging in the context of climate research, because predicted changes in FTC frequency must be extrapolated.…”

Section: Introductionmentioning

confidence: 99%

Vanishing winters in Germany: soil frost dynamics and snow cover trends, and ecological implications

Kreyling

Henry²

2011

Clim. Res.

101

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Sources of C and N contributing to the flush in mineralization upon freeze–thaw cycles in soils

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Differences in substrate use efficiency: impacts of microbial community composition, land use management, and substrate complexity

Differences in substrate use efficiency: impacts of microbial community composition, land use management, and substrate complexity

Influence of snow cover distribution on soil temperature and nutrient dynamics in alpine pedoenvironments

Vanishing winters in Germany: soil frost dynamics and snow cover trends, and ecological implications

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