Non‐governmental/civil society organisations and the European Union‐externalisation of migration management in Tunisia and Egypt

Abstract

This paper sheds light on the role of non-governmental/civil society organisations, as well as the United Nations High Commissioner for Refugees, in the externalisation of migration management in Tunisia and Egypt. These organisations are involved in migration-related activities, which, from the externalisation perspective, should prevent people from attempting the sea-crossing to Europe, thus immobilising them in North Africa. The paper is an ethnographic border regime analysis drawing on extensive fieldwork. It shows that European Union-externalisation is not a univocal and smooth process. Instead, externalisation is entangled in a complex network of actors and dynamics. Measures meant to support externalisation may produce effects contrary to those envisaged, whereas practices accomplishing externalisation goals may be in fact the result of internalisation. By analysing the various actors in their diverse practices and in their-sometimes conflictual-relationships, the paper also tries to minimise state-centrism and Euro-centrism in the study of externalisation.

Tunisia’s migration politics throughout the 2011 revolution: revisiting the democratisation–migrant rights nexus

“…Research on Tunisia in particular has dissected the role of civil society actors, showcasing how they can both resist and reinforce European externalisation goals through their actions on the ground (Bartels 2015;Cuttitta 2020;Dini and Giusa 2020;Pastore and Roman 2020;Roman 2019). Scholars have also retraced migration policy developments within the context of democratisation, highlighting changes in discourse as well as continuities in policies and practices (Cassarini 2020;Cassarino 2018b;Geisser 2019).…”

Building Bridges Between Civil Society and Migration Studies: The Case of Turkey

“…Sivil toplum örgütleri kimi zaman göçün kontrol edilmesi ve dışsallaştırılması, sadece belli grupların hareketliliğini ve içerilmesini olumlayan seçici politikaların desteklenmesine yönelik egemen devlet politikalarını pekiştirmesi dolayısıyla eleştirilere maruz kalmaktadır. Son yıllarda eleştirel sınır araştırmaları ve insani yardım alanındaki çalışmalar da, STK'lar ve uluslararası örgütlerin özellikle Türkiye gibi Küresel Kuzey ülkelerinin çeperindeki ve transit ülkelerde göçün kontrol altına alınması ve "polislik" politikalarının birer aktörü haline geldiğini tartışmaktadır (Cuttitta, 2020). Bununla birlikte bu ülkelerde göç alanında faaliyet gösteren STK'lar, çalışmalarında uzun süreli stratejileri nadiren yürütebilmektedir (Stock, 2022).…”

Ripensare l'esternalizzazione. Per una critica dell'euro-centrismo e dello stato-centrismo negli studi su migrazioni e confini

“…Un altro esempio sono i regimi di detenzione e di deportazione che esistono in certi paesi, e che possono esistere anche da prima che l'Europa avviasse le proprie politiche di esternalizzazione. Quando, in un centro di detenzione egiziano, le persone sono spinte al rimpatrio da operatori umanitari che dovrebbero limitarsi a fornire loro cibo o assistenza sanitaria (Cuttitta, 2020), questo può avvenire per dinamiche esclusivamente o prevalentemente interne: per esempio, perché le organizzazioni non governative (ONG), in Egitto, sono sottoposte a pesanti limitazioni e censure di regime, e finiscono per allinearsi agli obiettivi governativi (in questo caso: liberarsi del peso dei migranti indesiderati) anche contro gli interessi dei loro beneficiari. In tal caso ciò che vediamo non sono tanto gli effetti delle politiche europee di esternalizzazione quanto piuttosto gli effetti delle politiche egiziane di internalizzazione dei propri confini, cioè di trasferimento delle funzioni del confine all'interno del territorio statale, poste in essere autonomamente dagli 'esternalizzandi'.…”

“…A volte le iniziative portate avanti da ONG in paesi di 'transito', nell'ambito di progetti finanziati dall'Europa (spesso tramite OI), finiscono per favorire il movimento verso l'Europa, anche se il loro obiettivo sarebbe fare restare le persone dove sono. È il caso di alcuni progetti per l'integrazione economica dei migranti -per esempio tramite azioni di micro-credito volte a sviluppare progettualità imprenditoriali -in paesi di 'transito' come la Tunisia o l'Egitto (Cuttitta, 2020). Questi progetti sono concepiti come strumenti di esternalizzazione, nella misura in cui l'integrazione economica favorirebbe quella sociale e quindi il radicamento nel territorio, e di conseguenza spingerebbe i beneficiari a rinunciare all'eventuale idea di trasferirsi in Europa.…”