La stampa liberale di fronte allo squadrismo e al fascismo (1919-1922)

Abstract

al 1925) in due noti articoli del 1919, hanno tra i bersagli comuni i giornali di opposizione 2 . Ancora una volta si riparte dalla presa della piazza. Dal 1914 si instaura una linea di continuità nella quale il nazionalismo non smobilita: prima è rinfocolato dai governi per avere maggiore peso diplomatico, poi finisce fuori controllo dinanzi alle insoddisfacenti trattative di pace. Nell'ottica nazionalista la prova bellica (tantomeno il suo preludio) non ha prodotto conseguenze sociali: «La guerra non ci aveva prostrati: […] la penisola era più unita, più fiduciosa, più bella che mai» 3 .Diversi snodi storiografici appaiono legati a questo tema: il ruolo del giornale e le relazioni di potere di cui le testate sono al centro, la categoria di guerra civile nel contesto del primo dopoguerra, il peso dell'antiparlamentarismo nell'involuzione autoritaria di buona parte della classe liberale 4 .Un altro aspetto cruciale, sondabile empiricamente, riguarda la percezione degli eventi maturata dai lettori. Proprio nel 1922, Walter Lippmann, un giornalista capace di analizzare gli atteggiamenti del pubblico, dà alle stampe il suo saggio, divenuto un classico, L'opinione pubblica 5 , categoria ampiamente richiamata in Italia nelle corrispondenze tra editori e direttori, e menzionata negli editoriali in un labile confine tra percezione e propaganda.