MASSIMO CASACCHIA e RITA RONCONE Quando Brown ed i suoi collaborator! dell'Istituto di Psichiatria di Londra pubblicarono nel 1962 il loro articolo sull'impatto del clima familiare nel decorso della schizofrenia (Brown et al., 1962) non immaginavano che il loro studio avrebbe generato un filone di ricerca e di applicazioni cliniche cosi ricco e fertile, le cui implicazioni potevano condurre ad una nuova formulazione dei modelli assistenziali in psichiatria. Nel contempo gli stessi autori non potevano pensare che sarebbero stati necessari piii di trent'anni per inserire nella pratica dei servizi di salute mentale modalita operative che riconoscessero l'importanza della famiglia nella gestione di una malattia mentale grave, come la schizofrenia, di uno dei suoi membri. E che, a distanza di trent'anni, molti operatori, almeno in Italia, avrebbero continuato a guardare con sospetto gli interventi psicosociali successivamente sviluppati da questo studio pionieristico.L'autentica rivoluzione che lo studio ha innescato riguarda, in primo luogo, l'attenzione, del tutto innovativa per quei tempi, per la famiglia, abitualmente esclusa dal trattamento incentrato sulla relazione medico-paziente. In secondo luogo, gli autori proposero lo studio, con modalita scientifiche, del clima emotivo familiare, da sempre oggetto di speculazioni piuttosto fantasiose dei clinici e degli psicoanalisti, elaborando una specifica misura riproducibile, quale Expressed Emotion (Emozione Espressa, EE) (Kavanagh, 1992), rilevabile attraverso una intervista semi-strutturata. Tale misura era in grado di vaIndirizzo per la corrispondenza: Professor M.