Appena ci siamo abituati a pensare la nostra epoca in termini di "modernità liquida" con Bauman (2000) e di "ipermodernità" con Lipovetsky (2004), la nascita di Internet 2.0, sempre nel 2004, ci proietta già in una nuova era, resettando radicalmente i parametri biopsicosociali. Le nuove tecno-logie privano il reale della sua consistenza, sostituendolo con la realtà virtuale dei social media. Nel mondo di Facebook, di Instagram e di WhatsApp, la dimensione del non-conscio si sta spo-stando sempre più su una polarità lontana da coordinate simboliche, verso la deriva di un corpo disabitato dalla soggettività e posseduto dai meccanismi occulti di reward-addiction del web. Co-me questa alba del post-human (Braidotti, 2013) sta cambiando la clinica? Gli adolescenti (e non) "digitalmente modificati" rappresentano la sfida a ripensare le categorie cliniche e le logiche della cura?